Dopo quasi un anno che avevamo abbandonato The alla Pesca ci è venuta voglia di ricominciare di scrivere articoli di informazione e riniziare a comunicare qualcosa. Abbiamo deciso di abbondare questo blog e rifarne uno, con l'intento che diventi più serio, su wordpress. Ho ricopiato gli articoli più importanti nel nuovo sito e stiamo lavorando su molti nuovi argomenti. Ovviamente sono accettati spunti per nuovi post.
Ecco nuovo link: http://stradeparallele.wordpress.com/
The alla Pesca
mercoledì 25 aprile 2012
domenica 17 luglio 2011
London in Dickens's Time
Great Britain was a very important, rich nation in the middle of the nineteenth century. London was one of the biggest and most powerful cities in Europe.
Merchants and professionals became rich in london. These people became part of the new high society. They were well educated and lived in beautiful houses with servants. They were always very elegant and often went to the theatre , parties and dinners.
During the industrial revolution thousands of people came to london from all over the country. They found work in the factories, too. Adults and children worked very long hours in terrible conditions. Children often did the most dangerous work because they were very small : chimney sweeps, for example ! There were many accidents at work and some were fatal !
Workers made very little mone and lived in small, dark houses. The streets were dirty and narrow. Living conditions were very unhealthy.
Some people had no work and no home. These men, women and children often became beggars or criminals. Others lived in a workhouse. The Poor Law of 1598-1601 (changed in 1834) obligated the local priest to take care of the poor in his area. This was the beginning of the workhouses. They were often sad, squalid places.
Every workhouse had a master who was responsible for it. The people in the workhouse did unpleasant jobs in return for a little food and some shelter. They were usually hungry, cold and often ill. Some masters sold the children to the factories.
Some rich Victorians wanted to help the poor. In London Dr Thomas Barnardo established a home for orphan boys in 1870. William and Catherine Booth created the Salvation Army in 1878 to help poor, hungry people. Today the Salvation Armyis an international organisation.
There were several social reforms during Queen Victoria's reign, but poverty remained a big problem during the nineteenth century.
Merchants and professionals became rich in london. These people became part of the new high society. They were well educated and lived in beautiful houses with servants. They were always very elegant and often went to the theatre , parties and dinners.
During the industrial revolution thousands of people came to london from all over the country. They found work in the factories, too. Adults and children worked very long hours in terrible conditions. Children often did the most dangerous work because they were very small : chimney sweeps, for example ! There were many accidents at work and some were fatal !
Workers made very little mone and lived in small, dark houses. The streets were dirty and narrow. Living conditions were very unhealthy.
Some people had no work and no home. These men, women and children often became beggars or criminals. Others lived in a workhouse. The Poor Law of 1598-1601 (changed in 1834) obligated the local priest to take care of the poor in his area. This was the beginning of the workhouses. They were often sad, squalid places.
Every workhouse had a master who was responsible for it. The people in the workhouse did unpleasant jobs in return for a little food and some shelter. They were usually hungry, cold and often ill. Some masters sold the children to the factories.
Some rich Victorians wanted to help the poor. In London Dr Thomas Barnardo established a home for orphan boys in 1870. William and Catherine Booth created the Salvation Army in 1878 to help poor, hungry people. Today the Salvation Armyis an international organisation.
There were several social reforms during Queen Victoria's reign, but poverty remained a big problem during the nineteenth century.
sabato 16 luglio 2011
Problema Petrolio
Il Petrolio Sta Finendo
Dal 1999 al 2005 il prezzo del greggio è salito oltre il 300%: da 18 dollari al barile a 58 dollari. L'india e la Cina (2,5 miliardi totali di persone) incrementano di anno in anno il proprio consumo di materie prime tra cui il petrolio, questo perché stanno diventando forti produttori di manufatti e grossi consumatori di energia. Stiamo viaggiando a livello mondiale con un consumo di barili pari a circa 28 miliardi annui con incrementi del 2.5% annuo. I nuovi giacimenti scoperti sono da diversi anni pari a circa 1/4 del petrolio consumato, quindi le riserve diminuiscono con una velocità annuale pari ai 3/4 di 28 miliardi di barili cioè di circa 21 miliardi di barili all'anno. Le riserve globali sono dichiarate pari a 1.100 miliardi di barili ma in base a questi numeri i paesi OPEC decidono le quote di produzione del greggio e capita che un paese alzi improvvisamente le sue riserve e a ruota seguono gli altri per mantenere l'equilibrio. I TG sulla base di questi numeri dichiarati fanno rimbalzare la notizia che il petrolio finirà tra moltissimi anni, in realtà finirà molto prima.
I Futures del greggio (light crude, qualità di petrolio di riferimento in America) parlano di prezzi molto oltre i 50 dollari al barile fino al 2010-2012. C'è da attendersi che il petrolio sia destinato ad essere sempre più caro in modo strutturale, indipendentemente da guerre locali come il caso dell'Iraq o le destabilizzazioni di singoli stati produttori di petrolio. Questo è quello che le autorità energetiche e finanziarie danno per assodato. Fornisco alcuni dati per tenere traccia della situazione economica al variare del prezzo del greggio. Ogni 10 dollari di aumento del petrolio il Commissario europeo all'economia ha sostenuto che il PIL (Prodotto Interno Lordo) diminuisce dello 0.5%.
La guerra in Iraq e molti altri comportamenti "di prepotenza da parte dei più forti" in giro per il mondo potrebbero essere evitati se l'oro nero è meno indispensabile. Noi italiani abbiamo i soldati sopra un giacimento ancora vergine a Nassiria (Nassiriya), in Iraq. Secondo l'agenzia giornalistica ANSA i nostri soldati sono sopra 1.9 miliardi di barili di petrolio che fanno ai prezzi attuali (60$/b) un bottino di guerra pari a 114 miliardi di dollari. Forse un pannello solare sopra le nostre case avrebbe eletto altre persone in parlamento e avrebbe reso meno indispensabile un presidio violento per il greggio che serva a fare acqua calda.
Il sistema come noi lo conosciamo non è eco-sostenibile, pensiamo al fatto che NOI facenti parte del 30% della popolazione mondiale utilizziamo il 70% delle risorse e che il rimanente 30% viene utilizzato dal 70% della popolazione mondiale, che è più del doppio di quella ricca! Pensiamo cosa dovrebbe accadere se il 70% delle persone avrebbe i consumi che abbiamo noi: avere 2 macchine per famiglia, il condizionatore, TV da 50 pollici, frigoriferi, forni a microonde, e tutte quelle cazzate che abbiamo che consumano e non servono a niente. Avere tutti le comodità che abbiamo noi occidentali è impossibile! Il petrolio sta finendo soprattutto per colpa nostra. Finisce per colpa delle nostre inutili esigenze, finisce perché siamo sempre alla ricerca di nuove comodità, perché siamo a comprare gli abiti all’ ultima moda, perché non ci si accontenta di quello che si ha, perché pensiamo solo a noi stessi e non a chi dovrà venire dopo di noi. Dovremmo fermarci un attimo a riflettere, pensare ai danni che facciamo al pianeta, pensare al futuro e non solo a noi.
Sarebbe bene pensare a strutturare le nostre economie in modo indipendente dal petrolio almeno nei comparti economicamente strategici, inoltre ci sono scelte ovvie che solo la politica può incentivare. Pensare di alimentare l'intera nostra agricoltura meccanizzata a biodiesel ricavato dalla colza e dal girasole. Incrementare l'energia elettrica derivante da fonte eolica come ha intenzione di fare la Germania. Incentivare e obbligare tutte le nuove costruzioni a predisporre pannelli solari per l'acqua calda. Trasformare il maggior numero possibile di caldaie per il riscaldamento in motori che principalmente riscaldano le case e secondariamente producono elettricità da immettere in rete (micro-co-generazione). Passare dal trasporto su gomma alle rotaie.
Ovviamente i miei suggerimenti sono realtà in Germania e in diversi altri paesi, quindi non sono utopie ma comportamenti dettati dal buon senso e da una anima verde del popolo e dei suoi rappresentanti politici.
venerdì 15 luglio 2011
Fight Club : un film che fa riflettere
Si, lo so, non è un film proprio recente, e con qualche veloce ricerca sul web si può scoprire che è del 1999, ben dodici anni fa, di David Fincher, un registra pressoché sconosciuto fino a due anni fa quando è uscito con “Il curioso Caso di Benjamin Button”.
Approfondirei due questioni che secondo me sono molto interessanti. Il fotogramma inserito all’interno della pellicola. La spiegazione che viene data da E.Norton è che noi vediamo il fotogramma, che dura 1/48 di secondo, ma lo percepiamo solo a livello inconscio, quindi non sappiamo di aver visto quel fotogramma, quella foto oscena, si potrebbe trattare anche della scritta Coca-cola, o altre marche (per fare pubblicità), mentre il nostro inconscio lo “vede” e lo interpreta, infatti nel film vediamo la bambina che si mette a piangere. In Italia è vietato avere inquadrature che durano meno di 10-12 fotogrammi, in America questo è permesso, infatti, la versione integrale ha diverse inquadrature di tale lunghezza, alcuni anticipano Brad Pitt, prima che lo vediamo sulla scala mobile.
L’altra questione è la voce fuori campo, parecchio ossessiva, che rende alcune parti del film quasi come fosse un documentario, non so dire se senza sarebbe stato più bello, ma non amo troppo le voci fuori campo.
Il dialogo che mi ha colpito di più in questo film è stato il seguente
Eccolo:
“- Se siete seduti nella prima fila dell’uscita di sicurezza...
- si...
- ...ritenete di non essere in grado o non volete eseguire le procedure indicate sul manuale, vi preghiamo di chiedere di cambiare di posto.
- E’ una grande responsabilità!
- Vuole cambiare posto?
- Non credo di essere la persona adatta per questo tipo do cose.
- Istruzione per il portelo 30mila piedi, illusione della sicurezza
- Si, credo di si.
- Sa perché mettono le maschere d’ossigeno sull’aereo?
- Per poter respirare
- L’ossigeno ti fa sballare, in un’emergenza catastrofica uno fa grandi respiri di paura, a un tatto diventi euforico. tocile, accetti il tuo destino. Guardi qui, atterraggio d’emergenza sull’acqua a seicento miglia all’ora. Sguardi assente calmi come le vacche indù.
- E’, è una teoria interessante. Lei che fa?
- Come sarebbe?
- Cosa fa per vivere?
- Perché vuole far finta che la interessa?
- d’accordo.
- C’è una distorta disperazione nella sua risata
- Abbiamo la Stessa identica valigetta.
- Sapone
- Come?
- Io produco e vendo sapone, il metro di misura della civiltà.
- Fu cosi che conobbi Tailer Durner
- Lo sa che mescolando parti uguali di benzina e succo di arancia congelato si può fare il Napal?
- No, questo non lo sapevo!
- Si può fare ogni tipo di esplosivo usando semplici articoli casalinghi?
- Sul serio?
- Se uno ha l’inclinazione.
- Tailer, Lei è l’amico porzione singola più interessante che abbia conosciuto, io ho questa idea, sull’aereo tutto è porzione singola, anche le persone...
- ah, ho capito,è molto acuto
- Grazie!
- E le da soddisfazione?
- Cosa?
- Essere acuto?
- Tanta
- Continui pure, continui pure! Ora è una questione di etichetta, o le do il culo o il pacco!”
Oggi, la cosa che mi fa impazzire è l’incredibile lavoro che fa David Fincher con il personaggio, Lui prende questo tipo e lo divide a metà: la sua parte buona E.Norton e la sua parte cattiva B.Pitt, o forse, la coscienza cattiva B.Pitt e lui il personaggio E.Norton (che in questo modo ascolta solo la coscienza cattiva), e li mette a confronto, E.Norton ovviamente è smarrito, cambia completamente, si picchia da solo, spettacolare la scena nell’ufficio in cui si picchia d’avanti al proprio capo, ma dai flash-back che vedremo alla fine scopriamo che si è picchiato da solo anche fuori dal cinema, quando ha “chiesto” ospitalità a B.Pitt.
Alla fine si uccide per uccidere l’altra metà e vivere, dimostrazione ovvia che non può coesistere personaggio e autore (L’avventura dei due collaboratori nella rubrica di Vasilij Wasinsky) o persona e il suo doppio o la coscienza o altro.
Lo stesso ragionamento, poi lo farà anche David Lynch, solo un anno dopo con Munholland Drive e in precedenza con Strade Perdute.
Questo film rappresenta un viaggio attraverso la società in cui viviamo, la superficialità dell'umanità e l'apparenza... Il protagonista (che non si chiama Jack) si crea un alter ego, Tyler Durden, per riuscire ad essere quello che da solo non riusciva ad essere... Dà fuoco al suo appartamento e va a vivere abusivamente in una casa abbandonata; inizia a trattare il suo capo come avrebbe sempre voluto fare e, cosa più importante, "costruisce" il Fight Club per aiutare non solo se stesso ma anche tutti gli altri.
Questo film, visto più di una volta, può farti capire in che mondo viviamo, in un mondo (l'occidente) dove sei il tuo lavoro, dove sei quello che hai nel portafogli , e soprattutto dove sei i vestiti che indossi e quello che possiedi. Insomma, un film che tratta del consumismo sfrenato, delle pubblicità che con i suoi stratagemmi riescono a convicerti a comprare sempre nuovi prodotti, uno dietro l'altro. Ormai nelle nostre case abbiamo tutto, la maggior parte sono beni superflui che alla fine pensandoci un pò non ci servono.
Citazioni chiave del film :
"Mi facevano pena quei ragazzi ammassati nelle palestre che cercavano di somigliare a quello che gli dicevano Calvin Klein o Tommy Hilfiger."
"Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome d'un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie.."
"Respingo i principi base della civiltà, specialmente l'importanza dei beni materiali"
"La pubblicità ci fa inseguire le auto e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono."
"Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita."
Se non avete ancora visto questo film ...... beh, che aspettate ? ;) http://www.megavideo.com/?d=9MZK45JD
Approfondirei due questioni che secondo me sono molto interessanti. Il fotogramma inserito all’interno della pellicola. La spiegazione che viene data da E.Norton è che noi vediamo il fotogramma, che dura 1/48 di secondo, ma lo percepiamo solo a livello inconscio, quindi non sappiamo di aver visto quel fotogramma, quella foto oscena, si potrebbe trattare anche della scritta Coca-cola, o altre marche (per fare pubblicità), mentre il nostro inconscio lo “vede” e lo interpreta, infatti nel film vediamo la bambina che si mette a piangere. In Italia è vietato avere inquadrature che durano meno di 10-12 fotogrammi, in America questo è permesso, infatti, la versione integrale ha diverse inquadrature di tale lunghezza, alcuni anticipano Brad Pitt, prima che lo vediamo sulla scala mobile.
L’altra questione è la voce fuori campo, parecchio ossessiva, che rende alcune parti del film quasi come fosse un documentario, non so dire se senza sarebbe stato più bello, ma non amo troppo le voci fuori campo.
Il dialogo che mi ha colpito di più in questo film è stato il seguente
Eccolo:
“- Se siete seduti nella prima fila dell’uscita di sicurezza...
- si...
- ...ritenete di non essere in grado o non volete eseguire le procedure indicate sul manuale, vi preghiamo di chiedere di cambiare di posto.
- E’ una grande responsabilità!
- Vuole cambiare posto?
- Non credo di essere la persona adatta per questo tipo do cose.
- Istruzione per il portelo 30mila piedi, illusione della sicurezza
- Si, credo di si.
- Sa perché mettono le maschere d’ossigeno sull’aereo?
- Per poter respirare
- L’ossigeno ti fa sballare, in un’emergenza catastrofica uno fa grandi respiri di paura, a un tatto diventi euforico. tocile, accetti il tuo destino. Guardi qui, atterraggio d’emergenza sull’acqua a seicento miglia all’ora. Sguardi assente calmi come le vacche indù.
- E’, è una teoria interessante. Lei che fa?
- Come sarebbe?
- Cosa fa per vivere?
- Perché vuole far finta che la interessa?
- d’accordo.
- C’è una distorta disperazione nella sua risata
- Abbiamo la Stessa identica valigetta.
- Sapone
- Come?
- Io produco e vendo sapone, il metro di misura della civiltà.
- Fu cosi che conobbi Tailer Durner
- Lo sa che mescolando parti uguali di benzina e succo di arancia congelato si può fare il Napal?
- No, questo non lo sapevo!
- Si può fare ogni tipo di esplosivo usando semplici articoli casalinghi?
- Sul serio?
- Se uno ha l’inclinazione.
- Tailer, Lei è l’amico porzione singola più interessante che abbia conosciuto, io ho questa idea, sull’aereo tutto è porzione singola, anche le persone...
- ah, ho capito,è molto acuto
- Grazie!
- E le da soddisfazione?
- Cosa?
- Essere acuto?
- Tanta
- Continui pure, continui pure! Ora è una questione di etichetta, o le do il culo o il pacco!”
Oggi, la cosa che mi fa impazzire è l’incredibile lavoro che fa David Fincher con il personaggio, Lui prende questo tipo e lo divide a metà: la sua parte buona E.Norton e la sua parte cattiva B.Pitt, o forse, la coscienza cattiva B.Pitt e lui il personaggio E.Norton (che in questo modo ascolta solo la coscienza cattiva), e li mette a confronto, E.Norton ovviamente è smarrito, cambia completamente, si picchia da solo, spettacolare la scena nell’ufficio in cui si picchia d’avanti al proprio capo, ma dai flash-back che vedremo alla fine scopriamo che si è picchiato da solo anche fuori dal cinema, quando ha “chiesto” ospitalità a B.Pitt.
Alla fine si uccide per uccidere l’altra metà e vivere, dimostrazione ovvia che non può coesistere personaggio e autore (L’avventura dei due collaboratori nella rubrica di Vasilij Wasinsky) o persona e il suo doppio o la coscienza o altro.
Lo stesso ragionamento, poi lo farà anche David Lynch, solo un anno dopo con Munholland Drive e in precedenza con Strade Perdute.
Questo film rappresenta un viaggio attraverso la società in cui viviamo, la superficialità dell'umanità e l'apparenza... Il protagonista (che non si chiama Jack) si crea un alter ego, Tyler Durden, per riuscire ad essere quello che da solo non riusciva ad essere... Dà fuoco al suo appartamento e va a vivere abusivamente in una casa abbandonata; inizia a trattare il suo capo come avrebbe sempre voluto fare e, cosa più importante, "costruisce" il Fight Club per aiutare non solo se stesso ma anche tutti gli altri.
Questo film, visto più di una volta, può farti capire in che mondo viviamo, in un mondo (l'occidente) dove sei il tuo lavoro, dove sei quello che hai nel portafogli , e soprattutto dove sei i vestiti che indossi e quello che possiedi. Insomma, un film che tratta del consumismo sfrenato, delle pubblicità che con i suoi stratagemmi riescono a convicerti a comprare sempre nuovi prodotti, uno dietro l'altro. Ormai nelle nostre case abbiamo tutto, la maggior parte sono beni superflui che alla fine pensandoci un pò non ci servono.
Citazioni chiave del film :
"Mi facevano pena quei ragazzi ammassati nelle palestre che cercavano di somigliare a quello che gli dicevano Calvin Klein o Tommy Hilfiger."
"Omicidi, crimini, povertà. Queste cose non mi spaventano. Quello che mi spaventa sono le celebrità sulle riviste, la televisione con cinquecento canali, il nome d'un tizio sulle mie mutande, i farmaci per capelli, il viagra, poche calorie.."
"Respingo i principi base della civiltà, specialmente l'importanza dei beni materiali"
"La pubblicità ci fa inseguire le auto e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono."
"Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita."
Se non avete ancora visto questo film ...... beh, che aspettate ? ;) http://www.megavideo.com/?d=9MZK45JD
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Consumismo sfrenato , pubblicità e capitalismo
CONSUMISMO E CAPITALISMO
Natale secondo me è il periodo per eccellenza in cui la nostra scelleratezza consumistica ha maggior sfogo. Amici, parenti e partner si attorniano vicino al "focolare domestico" per fare a gara, nel migliore dei casi, sull’ultima novità sfornata dalle famose multinazionali, soprattutto di articoli elettronici e articoli d'abbigliamento ( che magari poi cambia solo il colore dalla versione precedente ) appena comprata. E’ un’assurdità e come tale, essendo degenerata all’inverosimile, non è più accettabile. Cos’è, una corsa all’ultimo acquisto? E i telegiornali ci fanno anche i titoli, come fosse normale…. Forse abbiamo accettato tutto questo, abbassando la testa, ma è illogico correre e correre, acquistare e acquistare all’infinito. Vi siete mai chiesti che fine fanno i vecchi prodotti? riciclati nel migliore dei casi, nel peggiore invece vengono messi da parte e vengono dimenticati in un armadio per molti anni. . E vi siete mai chiesti perché una lavatrice del 2000, ad esempio, non dura più come una costruita all’inizio del secolo? Non è che non sanno più assemblarle come una volta: semplicemente preferiscono puntare sulla quantità e non sulla qualità: alle case produttrici rende, obbiettivamente, di più una lavatrice che dura poco, che una che dura tanto. In questo modo le vendite sono, bene o male, assicurate. Perché alla fine compriamo sempre ( o quasi ) la marca che viene più reclamizzata. Nonostante siamo diventati ( per quello che ci pare ) economi. A tutto ciò si somma la recente scoperta che il consumismo sfrenato non svuota solo le tasche ma procura anche profonde depressioni. All’origine della depressione per i consumatori accaniti ci sarebbe la rapida perdita di valore dell’oggetto appena acquistato. Insomma, su un fatto almeno dovremmo essere tutti d’accordo: è il consumismo il male del secolo.
IL POTERE DELLE PUBBLICITA'
Ci si abbandona senza nemmeno pensarci. Si tratta di un mezzo di propaganda che agisce sulla nostra psiche con effetti per certi versi anche ipnotici. Incide sugli acquisti, ma anche su atteggiamenti e abitudini. Non tutti sono in grado di interpretare ciò che viene loro imposto.
Quante volte di fronte a due prodotti abbiamo concluso scegliendo quello maggiormente pubblicizzato, o che in quel momento ha uno spot più simpatico, più accattivante di un altro? Forse di taluni casi, è difficile anche produrne una stima …
La pubblicità, che sia televisiva o su giornali, su manifesti o su depliants, ha ormai invaso, molte volte pilotandola, la vita di tutti noi.
La sua diffusione “copre” non solo la sfera degli acquisti, ma fattore ancor più determinante influisce sugli atteggiamenti, sugli usi, sulle abitudini dell’intera società.
Spesso, basta una frase, un modo di dire più volte ripetuto e pubblicizzato, affinché questi diventino d’uso comune.
È di dominio pubblico ormai, il fatto che le mode condizionino il vestire di quanti finiscono così per “essere di tendenza”.
Riguardo all’esser di tendenza, vengono dunque interessati i locali, i luoghi di ritrovo del “popolo della notte” di gran parte delle città italiane, che tende a scegliere come meta di divertimento quel ristorante o quella discoteca che va di moda in quel determinato periodo e dove vanno tutti in città.
La pubblicità o comunque qualsiasi tipo di messaggio finalizzato a reclamizzare da parte dei media un prodotto, un atteggiamento, un uso o quant’altro agiscono prepotentemente su coloro che di tali messaggi ne diventano in modo indiscriminato fruitori.
La fruizione è proprio il principale nucleo problematico della questione, perché non sempre si sa interpretare a dovere ciò che i media ci impongono, o meglio non tutti ne hanno la capacità e la preparazione. Cosa succede infatti se, obiettivo di slogan pubblicitari o di strani soggetti che si atteggiano dietro una macchina da presa o su una copertina di un giornale, sono i bambini?
Certi messaggi piovono addosso a questi, ricadendovi con una pregnanza sbalorditiva, ed è con questa che di frequente sono causa della costituzione di un immaginario a volte sbagliato, quell’immaginario che propone come massimi valori la bellezza, la ricchezza, il potere, che pone davanti a quanti la osservano personaggi che divengono motivo di emulazione.
È frequente, negli adolescenti, avere un idolo che conduce dunque alla sua imitazione. E se ciò che si vuole imitare possiede dei connotati non del tutto positivi? Se quello che si vuole pubblicizzare e proporre come modello è diseducativo o deviante?
Molti di coloro che sono destinatari di tutto quello che si è menzionato finora, non hanno ancora l’esperienza per aver messo quell’impermeabile che permette, a ciò che ci giunge, di scivolare addosso senza intaccare l’equilibrio già acquisito, senza scuotere, ma anzi stimolando una critica ed un esame di quanto accade per rinsaldare alcuni tasselli dell’ordinario agire.
Il paradosso della pubblicità in senso lato è che quest’ultima ha tanto successo, quanto più è seducente, proprio perché il meccanismo che la governa è la sua efficacia, l’efficacia di convincerci a comprare un prodotto anziché un altro.
Così facendo però tende a reclamizzare oggetti di un desiderio spesso non appagabile, e dunque si fa portavoce non solo di un preciso sistema di valori, ma soprattutto di quell’infelicità tipica di chi sviluppa la coscienza di volere ciò che, per molteplici ragioni, non può avere.
Concludendo, ciò su cui si vuole porre l’accento, non è di certo un boicottare la pubblicità o un volerla stupidamente eliminare, ma è un evidenziare gli effetti spesso devastanti di essa, al fine di far riflettere su quanto sembra ormai alla luce della vita di ogni giorno normale, scontato, ovvio, ma che invece nasconde in sé, una forza blanda, sottile, che agisce silenziosa, ma che è capace di forgiare tutto con la sua mano potente ed efficace, come solo uno strumento mediatico sa fare.
Ricordatevi che la pubblicità ci fa inseguire le auto e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono.
Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene.
E infine : Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli e soprattutto non sei i tuoi vestiti di marca !
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mercoledì 6 luglio 2011
Vegetariani : quali motivi spingono una persona a fare questa scelta ?
Perché essere vegetariani, quali sono i motivi che inducono una persona a non mangiare più carne? I motivi sono tanti, infatti variano da persona a persona; analizziamo quelli più comuni… Uno dei motivi principali per cui si diventa vegetariani è la crudeltà in cui vivono gli animali negli allevamenti intensivi. Stanno ammassati come robot con l’unica funzione di mangiare, gli vengono somministrati ormoni e ogni genere di medicinali per farli crescere più velocemente senza il rischio che si ammalino. Animali che vengo uccisi precocemente, che poi ritroviamo nei supermercati a prezzi bassissimi dove nel mondo ci sono persone che muoiono di fame. 840 milioni di bambini nel mondo soffrono di mal nutrizione soprattutto nei paesi del Sud del mondo, dove vengono prodotti quantità esorbitanti di cibo per animali. Come si sa da tempo la fame nel mondo non è causata dalla mancanza di cibo ma dalla sua mal distribuzione. Il Brasile per esempio conta sedici milioni di persone malnutrite e esporta 16 milioni di tonnellate di soia per mangimi animali. 1000 kg di soia all’anno per ogni individuo malnutrito. La Colombia ha 45 milioni di ettari coltivabili, ti cui solo 5 milioni sono utilizzati per produrre cibo per la popolazione. Perché vacche grasse e bambini magri? Come se non bastasse per produrre un kg di carne bisogna utilizzarne 15 di vegetali, cibo che potrebbe benissimo essere utilizzato per la nutrizione di essere umani. Mantenendo questi campi si ha spreco di acqua, di carburante, di vegetali, di terreno rubato alle foreste tropicali! Soprattutto non è necessario mangiare carne; si può avere una dieta vegetariana e avere una forma smagliante, di solito i vegetariani sono sempre in ottima salute. Anche osservando il mondo animale si nota che gli animali più forti, più longevi, più miti e prolifici sono vegetariani; ciò dimostra che non sono le proteine animali a dare la forza. Inoltre la carne è un alimento cadaverico, contiene putrescina, istamina, ammoniaca, adrenalina. Il terrore dell’animale dovuto alla mattazione, le malattie, oltre i molti medicinali somministrati agli animali come sulfamidici, cortisonici, ormoni, antibiotici ecc. che entrano nel metabolismo di chi mangia la carne causano un gran numero di malattie anche tumorali. La carne è un alimento estraneo al nostro organismo: abbassa le difese immunitarie lasciandoci inermi di fronte a qualsiasi infezione batterica o virale. Ogni pasto a base di carne sottrae al nostro organismo energia quanto 5 km di corsa. Alla fine siamo quello che mangiamo. È vero che anche gli animali mangiano carne, ma loro lo fanno per istinto al contrario noi abbiamo una capacità di pensiero più sviluppata e abbiamo l’opportunità di scegliere. Se vale dell’animale grande che mangia quello più piccolo, si dovrebbe accettare anche il sopruso dei prepotenti, le ingiustizie dei disonesti, la violenza dei criminali, l’oppressione degli invasori. Solo dal rispetto del sacro valore della vita e dalla capacità di condividere l’altrui sofferenza può nascere una nuova coscienza umana in grado di realizzare un mondo migliore. Io ho fatto la mia scelta ora fai la tua…
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lunedì 4 luglio 2011
Una società basata sull'apparire
Ormai viviamo nel lusso, circondati da beni superflui forniti dal sistema. Abbiamo gli armadi pieni zeppi di maglie firmate dalle grandi multinazionali, che oltre a pagarle cifre esorbitanti forniamo anche pubblicità gratuita; le nostre case sono provviste di ogni comodità di cui la maggior parte superflue. Nelle strade delle nostre città girano migliaia di macchine aggravando l’effetto serra e contribuendo ad accrescere le vittime del fine settimane. Spendiamo e sperperiamo il nostro denaro comprando beni superflui. Rincorriamo le mode e le tendenze del momento, per conquistare visibilità. Tutto ciò è contribuito dalla televisione con pubblicità su beni superflui quali i cellulari di cui ogni anno ne esco modelli nuovi e tramite queste pubblicità veniamo indotti a comprarli, pubblicità sui macchinoni con motori di grande cilindrata pericolosi per gli altri e con tassi di immissioni di CO2 rilevanti. Senza contare tutti i reality che ci vogliono dare una visione della realtà distorta dove il guadagno è facile. Non troveremo mai un fine nella vita ammassando beni materiali con l’unico scopo di possedere. Invece che basarci sull’avere come ci vuol far indurre questa società, dovremmo puntare sull’essere. Non serve a niente comprare magliette di grandi multinazionali se non ad aumentare il divario fra i paesi poveri e quelli ricchi. Dovremmo vestirci con quello che ci piace veramente invece di comprare quello che più è di moda, è giusto trovare la propria individualità nel modo di vestire ma mi sembra che questa società non dia individualità. Non serve avere una casa piena di comodità quando possiamo farne benissimo a meno, avere un condizionatore in casa non ci aiuta a vivere meglio ma solo a inquinare di più, quando si può benissimo risolvere il problema chiudendo le finestre a Sud e aprendo quelle a Nord. Dove è possibile è puramente inutile avere 2 macchine per famiglia, quando si possono usare benissimo come mezzi di trasporto i mezzi pubblici o la bicicletta, un mezzo che non produce inquinamento e non necessità di nessun carburante. Invece di seguire i reality dovremmo concentrare i nostri pensieri su noi stessi. Dovremmo spendere del tempo per consolidare i valori familiari, la qualità del nostro dibattere e dei nostri pensieri invece che usarlo per comprare. Dovremmo stare in pace con noi stessi invece che essere costretti a fare lavori che non ci piacciono per inseguire le mode. Tutto questo non significa ridurci alla povertà senza possedere niente ma induce ad avere un consumo critico. Acquistando prodotti equosolidali, dove spendendo un po’ di più si può sostenere la lotta contro lo sfruttamento; si possono comprare prodotti fabbricati nel proprio paese sostenendolo ed evitando licenziamenti dovuti alle poche entrate. Pensiamo con la nostra testa e non con quella del sistema!
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